Santi del 6 Agosto
*Sant'Anna Paleologina (Giovanna di Savoia) - Imperatrice Bizantina - Chiese Orientali (6 Agosto)
Savoia, 1306 – Tessalonica, 1365
Giovanna di Savoia, nota come imperatrice bizantina col nome di Anna Paleologina, figlia del conte Amedeo V e di Maria di Brabante, inviata diciottenne alla corte di Costantinopoli, nel 1325 divenne moglie del basileus Andronico III Paleologo, rappresentando il pegno dell'alleanza tra Bisanzio e i potentati ghibellini dell'Italia settentrionale.
Per l'occasione dovette convertirsi alla fede ortodossa mutando il suo nome da Giovanna in Anna.
Visse accanto al marito circa sedici anni, rendendolo padre sei volte e dimostrandosi degna della sua fiducia.
Quando Andronico morì, il 15 giugno 1341, ella assunse la reggenza per l'erede Giovanni V, impegnandosi sino al 1347 in un'estenuante lotta contro Giovanni Cantacuzeno per consentire la successione al figlio. In questo anno le due parti raggiunsero un accordo che prevedeva il governo congiunto di Giovanni VI Cantacuzeno e di Giovanni V Paleologo, estromettendo Anna dal potere.
Tuttavia non per questo l'imperatrice sarebbe uscita dalla scena politica.
Lasciata a capo della città di Tessalonica, nel 1352 probabilmente ancora di lì si adoperò per il successo del figlio fino alla resa del rivale nel 1354.
Il suo impegno della capitale macedone, appena uscita dai gravi sconvolgimenti del periodò zelota (1342-1350), le guadagnò l'ammirazione dei dotti bizantini.
Nata latina, imperatrice dei Greci, adattando le proprie convinzioni alla ragione di Stato, l'augusta aveva imparato ad apprezzare la spiritualità bizantina favorendo la dottrina di San Gregorio Palamas.
Conscia dei suoi doveri imperiali, abbracciò totalmente la fede dei suoi sudditi, morendo in abito monacale, presso Tessalonica, come si conveniva: «la nostra déspoina, chiamata monaca Anastasia nell'abito divino e angelico, che con le opere e le parole con tutta l'anima per tutta la vita ha lottato per l'affermazione degli insegnamenti degli Apostoli e dei Padri della Chiesa e per l'eliminazione dell'eresia perversa ed empia di Barlaam, Akindynos e i loro adepti.
A lei eterna memoria».
Così recita il Synodikón dell'ortodossia accogliendo il nome di Anna tra le sante imperatrici, con la menzione dei suoi meriti speciali in difesa della retta fede.
Sant'Anna Paleologina e Sant'Andronico III sono entrambi venerati come Santi ancora oggi nel Monastero della Trasfigurazione da loro fondato. La loro festa comune ricorre al 6 agosto.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant' Anna Paleologina, pregate per noi.
*Beato Carlo Lopez Vidal - Laico Coniugato, Martire (6 Agosto)
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia" - Beatificati nel 2001”
“Martiri della Guerra di Spagna”
Carlos López Vidal, fedele laico, nacque il 15 novembre 1894 a Gandía (Valencia). Sagrestano della Collegiata di Gandía si sposò, nell’ottobre 1923, con la sig.na Rosa Tarazona Ribanocha.
Uomo di fede e di vita orante visse nell’esercizio delle virtù cristiane. Aderì a diverse associazioni di apostolato.
Incarcerato il 6 agosto 1936, dopo un’ora subì il martirio nella Pedrera di Gandía, al grido di: “Viva Cristo Re !”.
La sua beatificazione è stata celebrata da Papa Giovanni Paolo II l’11 marzo 2001.
Martirologio Romano: Vicino alla città di Gandía nel territorio di Valencia in Spagna, Beato Carlo López Vidal, martire, che durante la persecuzione contro la fede raggiunse la gloria celeste.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Carlo Lopez Vidal, pregate per noi.
*San Cremete - Abate (6 Agosto)
Francavilla (Messina), XI secolo
Purtroppo di questo santo eremita e poi abate, vissuto nel lontano XI secolo, non ci sono pervenute molte notizie.
La ‘Vita’ scritta, si basa su tradizioni locali e su documenti del monastero di S. Salvatore di Placa a Francavilla in provincia di Messina.
Sulla Sicilia vi era la dominazione saracena e Cremete si era ritirato fra le rovine di un antico eremitaggio, posto fra le pendici dell’Etna e la foresta di Placa.
Quando Ruggero I, principe d’Altavilla († 1101) dopo aver combattuto i musulmani, riuscì ad impadronirsi di tutta l’isola, Cremete gli si presentò per chiedergli aiuto nella ricostruzione del diroccato cenobio, portandogli in dono della selvaggina viva.
Il re gli concesse quanto chiedeva; il diploma di fondazione del monastero e della chiesa annessa di Francavilla, porta la data del 1092; essi furono dedicati al S. Salvatore e Cremete ne divenne l’abate; morì intorno al 1099.
Altre notizie storiche non ci sono, la festa liturgica di san Cremete ricorre insieme a quella del S. Salvatore a cui era dedicato il monastero cioè il 6 agosto; in questo giorno si espone il suo corpo, posto in un reliquiario con iscrizione in greco.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Cremete, pregate per noi.
*Santi Felicissimo, Agapito, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano Martiri di Roma (6 Agosto)
Il secondo editto di Valeriano del 258, che colpiva in modo particolare i vescovi, i preti e i diaconi, ebbe sanguinosa applicazione in Roma. Sisto II, che era stato eletto papa poco dopo promulgato il primo editto, fu ucciso sopra il cimitero di Callisto insieme con quattro diaconi.
Questi erano, secondo il Liber Pontificalis, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, che furono lì sepolti. I diaconi Felicissimo e Agapito, sfuggiti alla strage, vennero sorpresi per via o nel cimitero di Pretestato e massacrati poco dopo.
Ad essi non si poté dar sepoltura nel cimitero papale o perché vigilato, o perché non si volle, per motivi che ci sfuggono. Con la morte di San Lorenzo, avvenuta il 10 agosto, l'intero collegio diaconale a Roma, certamente preso di sorpresa, era stato distrutto.
Cipriano, comunicando l'avvenimento tragico e glorioso all'amico Successo, vescovo di Abbir (Africa proconsolare, scrive: «Sixtum autem cimiterio animadversum sciatis VIII id. aug. die et cum eo diacones quattuor».
Papa Damaso, nell'iscrizione monumentale posta nella cripta dei papi nel cimitero di Callisto, in onore di numerosi martiri, menziona i compagni di Papa Sisto («Hic comites Xisti portant qui ex hoste tropaea») ma a lui e ai compagni di martirio volle riservare un carme speciale che si conosce attraverso la Silloge Palatina.
Egli descrive il pontefice seduto in cattedra che parla ai fedeli, i soldati del persecutore che fanno irruzione nella pacifica adunanza, i cristiani che offrono il collo alla spada e il Papa che, offrendo se stesso, salva il gregge.
Delia deposizione di Sisto II nel cimitero di Callisto e dei due diaconi Agapito e Felicissimo nel cimitero di Pretestato, si ha la testimonianza della Depositio Martyrum che, al 6 agosto, ha: «VIII idus aug. Xysti, in Calisti; et, in Praetestati, Agapiti et Felicissimi». Nel sec. IV i pellegrini, che accorrevano a visitare il sepolcro dei due diaconi in Pretestato, erano così numerosi che fu necessario ingrandire la cappella.
Damaso compose in loro onore un carme conservatoci dalla Silloge Turonense e che dice: «Aspice, et hic tumulus retinet coelestia membra Sanctorum subito rapuit quos regia Caeli Hi crucis invictae comites pariterq. ministri Rectoris sancti meritumque ficlemq. secuti Aethereas petiere domos regnaq. Piorum Unica in his gaudet Romanae gloria plebis quod duce tunc Xysto XP. meruere triumphos Felicissimo et Agapito sanctis martyrib. Damasus episc. fecit. »
Questa epigrafe, asportata dalle catacombe probabilmente al tempo della traslazione delle reliquie dei ss. Agapito e Felicissimo, fu ritrovata in tre pezzi nel pavimento della piccola chiesa di San Nicola de' Cesarini, al momento della sua demolizione nel 1927.
Un graffito tracciato su un loculo della galleria di Pretestato, detta Spelunca magna invocava i martiri Gennaro, Agapito e Felicissimo.
L'Itinerario Salisburgense del sec. VII ricorda nello stesso cimitero: «et in altero loco Felicissimum et Agapitum, martires et diacones Syxti». Alcuni studiosi, fra i quali De Rossi, Armellini e Styger hanno voluto individuare i sepolcri in due loculi della Spelunca, ma ciò non è sicuro.
Il Martirologio Geronimiano riprende i nomi di Sisto, Felicissimo e Agapito mentre quello di Cartagine ha solamente Sisto.
I Sacramentari Leoniano e Galesiano contengono Messe in onore dei tre martiri.
Beda, nel suo Martirologio, ricorda i quattro martiri, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano, dati dal Liber Pontificalis, ma che egli presenta come suddiaconi, errore ripreso poi a sua volta da Adone, il quale aggiunge un altro nome, Quarto, derivante dalla lettura in un cod. scorretto della lettera di San Cipriano dell'espressione: «Diaconus Quartus» in luogo di «diacones quattuor». Il Martirologio Romano ha ereditato tutti questi errori e ne aggiunge un altro, maggio.
(Autore: Filippo Caraffa – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Felicissimo, Agapito, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano Martiri di Roma, pregate per noi.
*Beato Gezzelino - Eremita (6 Agosto)
† 1137 (?)
Martirologio Romano: Nel territorio del Lussemburgo, Beato Gezzelino, eremita, che visse nella foresta senza tetto né vestito, confidando in Dio solo che, come dà le intemperie, così pure offre riparo.
Il Beato Gezzellino (Geselinus o Gozelin, Jesselines) è così ricordato nel Martirologio Romano: "Nel territorio del Lussemburgo, Beato Gezzelino, eremita, che visse nella foresta senza tetto né vestito, confidando in Dio solo che, come dà le intemperie, così pure offre riparo".
Si tramanda che il Beato Gezzellino sia stato un fratello laico cistercense, eremita morto intorno all’anno 1137 e sepolto in Leverkusen-Schlebuschrath, un distretto nel nord Reno-Westfalia, dalle parti di Colonia.
Nel 1814 le sue ossa furono traslate nella chiesa parrocchiale di Sant’Andrea.
La sua festa è stata fissata nel giorno 6 agosto.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Gezzelino, pregate per noi.
*Santi Giusto e Pastore - Martiri (6 Agosto)
† 304
Patronato: Madrid
Martirologio Romano: A Alcalá de Henares in Spagna, i Santi fratelli Giusto e Pastore, martiri, che, ancora fanciulli, lasciate a scuola le tavolette di scrittura, corsero spontaneamente incontro al martirio: subito catturati e battuti con le verghe per ordine del governatore furono entrambi sgozzati per Cristo con la spada dal loro carnefice, mentre si confortavano l’un l’altro con reciproche esortazioni.
Secondo i loro Atti, non anteriori al secolo VII e manifestamente leggendari, Giusto e Pastore erano due bambini cristiani, figli di genitori ugualmente cristiani, che vivevano a Complutum, oggi Alcalà de Henares (Madrid), allo scoppio della persecuzione di Diocleziano.
Avendo udito a scuola che era arrivato il governatore Daciano in cerca di cristiani da uccidere, gettarono via i libri e corsero ad offrirsi al martirio. Senza alcun processo, essi furono subito condannati a morte. L’esecuzione avvenne fuori dalla città, dove i loro corpi furono sepolti.
Verso il 391, come racconta Sant'Ildefonso di Toledo, il vescovo Asturio, in seguito ad una rivelazione, cercò e trovò alcuni sepolcri di martiri a Complutum; i loro nomi non furono tramandati, ma si trattava certamente di Giusto e Pastore, non registrandosene altri in questa città.
Un anno dopo (392), Paolino di Nola fece seppellire suo figlio accanto ai martiri di Complutum, come lui stesso ci racconta nel suo Carmen, anch’egli senza tramandarne i nomi; questi, invece, sotto fatti per primo da Prudenzio, che ne tesse le lodi, all’inizio del secolo V.
Un’iscrizione di Medina Sidonia (Cadice) del 630 ed una di Guadix (Granata) commemorano le reliquie conservate in una basilica, fra cui quelle di Giusto e Pastore.
Il culto si propagò in tutta la Spagna, nel Sud della Francia e più tardi anche in Sardegna; la liturgia ispanica aveva riservato loro un Ufficio proprio. Sant'Eulogio di Cordova che scriveva nel secolo IX, ci parla di un martire mozarabico, Leovigildo, che proveniva da un monastero intitolato ai Santi Giusto e Pastore, situato in Fraga, fra i monti di Cordova. La festa dei due martiri si celebra il 6 agosto.
(Autore: Manuel Sotomayor – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Giusto e Pastore, pregate per noi.
*San Glisente - Apostolo della Val Camonica (6 Agosto)
+ Berzo Demo, Brescia, 6 agosto 796
È molto popolare e venerato nella Val Camonica, ma purtroppo di lui non si hanno sicure notizie storiche.
Secondo le tradizioni locali, raccolte da scrittori del sec. XVII, era un soldato dell'esercito di Carlo Magno; dopo la battaglia di Mortirolo ottenne dall'imperatore di ritirarsi dall'esercito per evangelizzare la valle; in seguito sali sul monte di Berzo per fare vita eremitica in una spelonca, dove morì il 6 agosto 796.
Sebbene questa leggenda, nata forse nel sec. XIV-XV non abbia alcun fondamento storico, il culto di Glisente è però attestato almeno fin dal sec. XIII.
Nel 1200, infatti, esisteva un altare a lui dedicato nella chiesa di Bovegno, un tempietto gli era consacrato a Nord-Ovest della stessa località, in una zona mineraria; in un atto di permuta redatto nel 1222 è ricordata una chiesa di San Glisente; nel 1262 fu fondata nella stessa Bovegno una fraglia, o luogo pio, in suo onore con precisi statuti.
Episodi della vita di Glisente sono raffigurati negli affreschi della pieve di San Lorenzo (sec. XVI), in quella parrocchiale di S. Maria in Berzo, e in quella a lui dedicata sul monte che divide il territorio di Berzo da Bovegno e Collio in Valle Trompia (sec. XV). Nell'attuale chiesa parrocchiale di Berzo (sec. XVII) gli è dedicato un altro altare.
Nel sec. XVII G. fu incluso nel Calendario dei santi bresciani e la sua festa fu stabilita al 26 luglio, forse perché gli abitanti di Collio (o di Bagolino) restituirono in quel giorno le reliquie del Santo che avevano precedentemente trafugato.
Oggi però esse sono di nuovo scomparse e non si sa dove si trovino.
La sua festa è oggi celebrata soltanto dalla parrocchia di Berzo nella chiesa a lui dedicata sul monte omonimo.
(Autore: Alfredo Brontesi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Glisente, pregate per noi.
*San Goderanno - Abate e Vescovo (6 Agosto)
+ 6 agosto 1074
Assai scarse sono le notizie sulla vita di questo Santo.
Monaco di Cluny, nel 1060 divenne abate di Maillezais, per poi essere insignito della dignità episcopale di Saintes.
Morì il 6 agosto 1074.
L’Ordine Benedettino lo festeggia il 6 agosto.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Goderanno, pregate per noi.
*Beato Guglielmo di Altavilla - Mercedario (6 Agosto)
XIII secolo
Originario di Francia, il nobilissimo cavaliere laico Beato Guglielmo di Altavilla, abbandonò tutti i beni del mondo per entrare nell'Ordine Mercedario donandosi completamente all'opera di redenzione.
I suoi meriti e le sue virtù esemplari si distinsero talmente che fu inviato con l'approvazione del Re Beato Giacomo 1°, nel regno di Granada nell'anno 1263 dove riscattò 208 schiavi.
Pieno di meriti si addormentò in pace sotto il generalato del Beato Guglielmo de Bas.
L'Ordine lo festeggia il 6 agosto.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Guglielmo di Altavilla, pregate per noi.
*San Guglielmo Sanz - Martire Mercedario (6 Agosto)
+ 1409
Commendatore dei mercedari di Valenza (Spagna),
San Guglielmo Sanz, fu fatto prigioniero dai mori, mentre confermava nella fede gli schiavi cristiani di Granada.
Afflitto da molte vessazioni per Gesù che predicava, per farlo tacere gli fu strappata la lingua e successivamente decapitato, infine venne tagliato a pezzi e gettato in pasto ai cani dai quali per divina grazia fu risparmiato.
Con la fama del martirio volò in cielo nell'anno 1409.
L'Ordine lo festeggia il 6 agosto.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Guglielmo Sanz Martire Mercedario, pregate per noi.
*Beata Maria Francesca a Iesu (Anna Maria Rubatto) - Fondatrice (6 Agosto)
Carmagnola (TO), 14 febbraio 1844 – Montevideo (Uruguay), 6 agosto 1904
Nel 1885, diede vita ad una nuova famiglia religiosa cappuccina dedita alle opere di carità tra i fanciulli e gli ammalati.
Nel 1893, allargò personalmente la sua attività in America Latina.
Fondò le suore “terziarie cappuccine di Loano”.
Morì nel 1904 a Montevideo [Uruguay].
Il 10 ottobre 1993 a Roma, Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata prima Beata dell’Uruguay.
Martirologio Romano: A Montevideo in Uruguay, Beata Maria Francesca di Gesù (Anna Maria) Rubatto, vergine, che fondò nella città di Loano vicino a Savona l’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine e, partita per l’America Latina, si adoperò con ogni cura nel servire i poveri.
Anna Maria Rubatto nacque a Carmagnola (TO) il 14 febbraio 1844, penultima di otto figli di Giovanni Tommaso Rubatto e Caterina Pavesio, persone note per pietà e morigerati costumi cristiani.
Rimase presto orfana dei genitori e quindi si trasferì a Torino presso la sorella maggiore Maddalena, dove rimase per cinque anni dedita alle opere di carità.
In seguito venne adottata dalla ricchissima signora Marianna Scoffone, visitava ogni giorno il ‘Cottolengo’ di Torino, servendo con letizia gli ammalati, aiutando con liberalità anche i poveri; San Giovanni Bosco l’ebbe fra le sue collaboratrici negli Oratori.
Una volta defunta la madre adottiva, ritornò presso sua sorella; in estate si recava a Loano sulla Riviera Ligure, dove aiutava i pescatori e gli ammalati nelle loro necessità, s’interessava dei bambini abbandonati e in questo luogo si unì ad un gruppo di pie donne, dedite alle opere di carità e di apostolato, sotto la guida dei padri Cappuccini.
E fu proprio un cappuccino, padre Angelico che le fece un invito, quello di mettersi a capo di un nuovo Istituto e così il 23 gennaio 1885, vestì l’abito religioso francescano, insieme ad alcune amiche, dando vita ad una famiglia religiosa le “Suore Terziarie Cappuccine di Loano”, poi chiamate “Suore Cappuccine di Madre Rubatto” con il fine dell’assistenza degli ammalati specie a domicilio e l’educazione cristiana della gioventù.
Emise i voti il 17 settembre 1886 prendendo il nome di Maria Francesca di Gesù e divenendo la prima superiora dell’Istituto, carica che mantenne fino alla morte.
La sua opera si diffuse molto presto non solo in Liguria, ma anche nell’America Latina, dal 1892 Madre Francesca varcò ben quattro volte l’Oceano, con lunghe soste per erigere le case della sua Congregazione, in Uruguay e in Argentina; lei stessa accompagnò un gruppo di suore alla Missione di Alto Alegre, Maranhao in Brasile, dove nel 1901 morirono martiri sette sue suore uccise dagli ‘indios’.
Mentre si trovava a Montevideo, si ammalò di cancro e fu a tutti di esempio mirabile di forza cristiana e di piena rassegnazione. Morì in questa città il 6 agosto 1904 compianta specialmente dagli ammalati e dai poveri, la sua salma riposa in Uruguay nel collegio di Belvedere, da lei fondato nel 1895, in mezzo ai suoi cari poveri, come lei desiderava.
La sua Congregazione, dal 1964 è pure presente in Etiopia; la causa per la sua beatificazione fu introdotta nel 1965, il decreto sull’eroicità delle virtù si ebbe il 1° settembre 1988 e il 10 ottobre 1993 il Pontefice Giovanni Paolo II, l’ha beatificata solennemente a Roma.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria Francesca a Iesu, pregate per noi.
*Beato Matteo da Bascio - Fondatore dei Cappuccini (6 Agosto)
Pennabilli, Pesaro-Urbino, 1495 circa – Venezia, 6 agosto 1552
Nato nel villaggio di Bascio, oggi nel comune di Pennabilli (PU), si fece francescano del ramo degli Osservanti nel convento di Montefiorentino, presso Frontino (PU) e venne ordinato sacerdote nel 1525. Desideroso di ritornare al primitivo rigore francescano, nel 1525 lasciò il suo convento ed ottenne da Papa Clemente VII il privilegio personale di vestire un lungo saio di tessuto ruvido (come quello di Francesco d'Assisi, ma con un cappuccio più lungo ed appuntito), di osservare rigidamente la regola in assoluta povertà, di fare vita eremitica e predicare liberamente.
Questo esempio ebbe subito numerosi imitatori tra quanti desideravano restaurare lo spirito originale del francescanesimo ed ebbe così origine l'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che grazie al sostegno della duchessa Caterina Cybo di Camerino venne approvato dal pontefice il 3 luglio del 1528 con la bolla Religionis zelus.
Nel primo capitolo generale dell'ordine, celebratosi nell'aprile del 1529 nella chiesa di Santa Maria dell'Acquarella di Albacina, presso Fabriano, Matteo venne eletto primo superiore generale. Brillante omileta, ebbe parte notevole nel movimento di riforma della vita religiosa del XVI secolo.
Morì a Venezia, nella chiesa di San Moisè ed sepolto nella chiesa di San Francesco della Vigna.
Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico
Nacque all’incirca nel 1495 nel Montefeltro nei pressi del castello di Bascio, oggi nel Comune di Pennabilli (Pesaro), da Paolo e da Francesca Clavari della Castellaccia di Carpegna, che ebbero almeno altri due figli, Persia e Giovanni Antonio.
Il nome del padre, senza l’indicazione del cognome, è già in un documento cinquecentesco, ma l’appartenenza alla famiglia Serafini è asserita solo nel Novecento senza però citare alcuna fonte. Secondo i cronisti cappuccini del XVI secolo, i genitori di Matteo erano umili contadini. Matteo aveva anche un nipote, figlio del fratello Giovanni Antonio, di nome Gian Battista, che faceva il romito e che fu coinvolto nel 1553 in un processo per furto a Bologna.
In un manoscritto che raccoglie antiche notizie del convento veneziano di S. Francesco della Vigna, si legge che Matteo era «di statura alta, di viso lungo e magro, di pochissimo riso, com’anco di poca allegrezza»; e un cronista cappuccino, il quale lo aveva conosciuto di persona nel 1543, affermò che «era più ruvido a maneggiarsi, anzi non punto sociabile e di proprio parere; e questo nasceva da un certo suo proprio e naturale che ’l piegava alla malinconia».
Intorno al 1515, Matteo entrò tra i francescani osservanti nel convento di Montefiorentino, presso Frontino, dove apprese i primi rudimenti della grammatica e della teologia e fu ordinato sacerdote.
Secondo i principali cronisti cappuccini, s’impegnò da subito nell’evangelizzazione dei borghi del Montefeltro con una predicazione dal tono apocalittico e penitenziale che lo rese noto nella zona.
In particolare riproponeva il rispetto della regola francescana e frequentemente si lamentava per la sua mancata osservanza da parte dei confratelli del convento di Montefalcone Appennino, nei pressi di Fermo, dove si era trasferito.
Nel gennaio 1525, a causa della sua crescente insoddisfazione e irrequietezza, decise di abbandonare il convento di residenza per recarsi a Roma e chiedere a Clemente VII il permesso di seguire l’esempio di San Francesco nella vita di povertà e nella predicazione itinerante.
Grazie all’intermediazione di un imprecisato gentiluomo introdotto negli ambienti curiali romani e probabilmente vicino alla nipote del papa, la duchessa di Camerino Caterina Cibo, ottenne da Clemente VII l’autorizzazione a condurre vita eremitica fuori dai conventi, seguendo la regola di S. Francesco alla lettera, e a predicare senza fissa dimora con una nuova foggia di abito con il cappuccio aguzzo cucito alla tunica senza lunetta né scapolare.
L’unico obbligo sarebbe stato quello di presentarsi ogni anno in occasione del capitolo davanti al ministro provinciale degli osservanti in segno di obbedienza.
L’ultima settimana dell’aprile 1525 i francescani osservanti della provincia della Marca tennero il loro capitolo a Jesi e Matteo vi si recò per fare l’atto di sottomissione prescrittogli dal papa, ma fu arrestato come apostata per volontà del ministro provinciale Giovanni Pili da Fano e imprigionato nel convento di Forano.
Liberato dal carcere per l’intervento di Caterina Cibo, riprese la sua predicazione itinerante e in estate si recò all’eremo di San Giacomo, nei pressi di Matelica, dove incontrò l’osservante Francesco da Cartoceto e il giovane terziario Pacifico da Fano, che chiedevano entrambi, come Matteo, il ritorno degli osservanti al rispetto della primitiva regola.
Nell’autunno 1525 altri due frati osservanti, i fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia da Fossombrone, lasciarono l’Ordine e si unirono a Matteo, con il quale si rifugiarono a Cingoli, nell’eremo di S. Angelo di Monte Acuto, per dare vita a una casa di recollezione sotto la giurisdizione dei francescani conventuali. Nei mesi successivi altri confratelli li raggiunsero nell’eremo di proprietà comunale secondo quanto attesta una delibera del Consiglio di Cingoli del 24 febbraio 1526 con cui la Comunità si impegnò all’unanimità a proteggere il piccolo gruppo di eremiti dalle molestie degli osservanti.
Tuttavia l’8 marzo Clemente VII emanò un breve con cui ordinava ai fratelli Tenaglia e a Matteo, dichiarati apostati e scomunicati, di rientrare nell’Osservanza, anche con l’aiuto del braccio secolare. I tre si salvarono dal carcere conventuale con la fuga.
Ludovico e Raffaele Tenaglia trovarono asilo e consiglio presso la Congregazione camaldolese degli eremiti di
Monte Corona e furono ricevuti da Paolo Giustiniani che li protesse dalle pretese del braccio secolare e dallo stesso ministro provinciale Giovanni da Fano, che avrebbe voluto ricondurli all’obbedienza. Ludovico, sul quale gravava ancora la scomunica, si diresse a Roma e presentò una supplica alla Penitenzieria apostolica.
Il 18 maggio 1526, con l’appoggio di Caterina Cibo, ottenne un’autorizzazione della Penitenzieria a condurre insieme con il fratello e Matteo vita eremitica nella piena osservanza della regola francescana, dopo averne chiesto il permesso ai propri superiori. Potevano, inoltre, ricevere elemosine e impiegarle per il loro sostentamento. Infine, furono sottoposti alla giurisdizione del vescovo della diocesi in cui avrebbero scelto di dimorare.
Nel frattempo M. si era separato dai due fratelli Tenaglia per rifugiarsi presso Cerreto d’Esi, dove, insieme con Paolo (Barbieri) da Chioggia, visse fino al 1528 nella chiesa di S. Martino. Da una lettera dell’11 agosto 1582 di Vincenzo Lori, il quale riferiva lontane testimonianze oculari dei contadini del luogo, si evince che Paolo da Chioggia «vi stesse più assiduo che fr. Matteo perché fr. Matteo era più vagabondo. E celebrarono la messa e predicorno in questo mio castello più volte».
Secondo una tradizione riferita dai cronisti di San Severino sembra che, nello stesso periodo, Matteo dimorasse anche presso la chiesa di S. Maria delle Vergini di quella città, nella via della Pinturetta.
Comunque, nel 1527 Matteo e Paolo da Chioggia si distinsero per la loro attività di assistenza in favore degli appestati nel territorio di Fabriano.
Nel febbraio 1528 Matteo si trovava certamente in quel Comune per assistere i malati: una delibera comunale lo autorizzava a servire un pasto agli affamati e, mentre il Consiglio discuteva se consentire questa adunanza pubblica per evitare ulteriori contagi, Matteo, secondo quanto annotato dal cancelliere, «iam vocat eos [i poveri] ad nuptias».
La sua fama di predicatore e di uomo integerrimo si diffuse vieppiù nel Montefeltro, e in un altro atto ufficiale del 2 ottobre 1529 era definito «vir Dei devotissimus», in quanto aveva indotto le autorità di Fabriano a proibire il gioco delle carte e a promulgare una legge contro i fabbricanti delle medesime «ad placandam iram Dei».
Grazie alla rinnovata protezione della duchessa Cibo e ai suoi buoni uffici con il pontefice regnante, il 3 luglio 1528 i fratelli Tenaglia ottennero con la bolla Religionis zelus il riconoscimento della nuova Congregazione dei frati eremiti minori di S. Francesco, un nuovo ramo della famiglia francescana che fu sottoposto ai conventuali. Matteo non era nominato nella bolla perché non ebbe mai l’intenzione di fondare una nuova famiglia religiosa, al contrario dei Tenaglia, che avevano subito l’influenza eremitica dei camaldolesi, tra i quali vanamente tentarono di essere accolti.
Nel primo capitolo della nuova Congregazione, svoltosi ad Albacina nell’aprile 1529, Matteo fu eletto fra i quattro definitori generali e subito dopo fu scelto per acclamazione primo superiore generale, nonostante la sua riluttanza.
Tuttavia, ritenendosi inadeguato alla carica, si dimise ben presto per riprendere la vita peripatetica, rimanendo fra gli eremiti francescani fino al 1536.
In quell’anno e fra alterne vicende si consumò la drammatica crisi di Ludovico da Fossombrone, caduto in disgrazia presso il nuovo papa Paolo III insieme con Caterina Cibo, che fu sostituita dalla nobildonna Vittoria Colonna nella funzione informale, ma determinante, di protettrice dell’Ordine.
Della nobildonna, duramente ostile a Ludovico da Fossombrone, si è conservata una lettera al cardinale Gasparo Contarini dell’agosto 1536 in cui elogiava Matteo definendolo «sanctissimo huomo che cominciò questa riforma». Il 25 agosto 1536 il papa con la bolla Exponi nobis approvò l’elezione a vicario generale di Bernardino d’Asti e trasferì a lui e ai suoi successori i contenuti della bolla Religionis zelus.
La storia di questa profonda crisi istituzionale, conclusasi con l’allontanamento dall’Ordine degli eremitani francescani di Ludovico da Fossombrone e con un radicale cambiamento dell’ispirazione di fondo della Congregazione religiosa da lui fondata, è ancora oscura. Si trattò di un rivolgimento iniziato nel 1534, in coincidenza con l’ingresso nell’Ordine di alcuni frati dell’Osservanza, fra cui il celebre predicatore Bernardino Ochino e l’antico avversario Giovanni (Pili) da Fano, che ne mutarono progressivamente l’indirizzo spirituale e, rispetto all’impostazione eremitico-contemplativa voluta da Ludovico, promossero un maggiore impegno negli studi e nella predicazione.
Nel dicembre 1536 Ludovico da Fossombrone abbandonò l’Ordine e pochi giorni dopo lo seguì anche Matteo, che era sempre stato restio a inserirsi nella vita comunitaria. Tuttavia, una «lettera obbidenziale» del ministro generale degli osservanti, Vincenzo Lunel, del 15 maggio 1536 (di cui a tutt’oggi si discute l’autenticità) dimostrerebbe che M. uscì dagli eremitani prima di Ludovico e autonomamente da lui.
È assai probabile che la ragione dell’all0ntanamento volontario di Matteo risiedesse nel tentativo compiuto da Bernardino d’Asti di limitarne la libertà di predicazione, tanto più se si considera che proprio in quel periodo egli aveva destato notevole scandalo inveendo contro i cardinali e i prelati che uscivano dalla basilica di S. Pietro: «et in piedi ad alta voce diceva: All’inferno i superbi et ambitiosi, all’inferno i vitiosi».
Dopo l’uscita dagli eremitani francescani iniziò un secondo periodo della vita di M. di cui si hanno scarse notizie. Non si ha la certezza che rientrasse nell’Osservanza, sebbene una serie di indizi induca a crederlo. Di certo, egli continuò la sua vita itinerante di predicatore penitenziale, recalcitrante a ogni modello di disciplina istituzionale.
L’unica fonte disponibile per ricostruire la biografia di Matteo viene dai cronisti cappuccini, impegnati dal 1543 con Mario da Mercato Saraceno (dopo la fuga a Ginevra di Ochino e la caduta in disgrazia di Ludovico da Fossombrone) a ridefinire le origini del proprio Ordine religioso, ormai privo di un padre fondatore che potesse essere proposto come modello di fede.
Una raffinata operazione di carattere revisionistico tendente ad assorbire senza alcuna discontinuità la storia degli eremitani francescani in quella dei cappuccini e a riscoprire un nuovo fondatore nella figura di Matteo, presentato, con una forte coloritura agiografica, come antesignano della riforma. Il primo che attribuì a Matteo, in un testo a stampa, il titolo di fondatore fu Paolo Morigia nel 1569, seguito da Marco da Lisbona nel 1570 e da Pietro Ridolfi da Tossignano nel 1586.
Al contrario, contestarono questo titolo Giuseppe Zarlino nel 1579 e, nei loro manoscritti pubblicati solo nel Novecento, Mario da Mercato Saraceno e Bernardino (Croli) da Colpetrazzo.
Dal 1536 Matteo iniziò un’incessante attività di predicazione parenetica con caratteri profetico-penitenziali in tutta la penisola, dal Montefeltro a Manfredonia, passando per Ferrara, Mantova, Roma e andando più volte a Venezia, dove certamente risiedette nel 1538 e nel 1542.
Egli usava semplici frasi ritmate così che potessero essere facilmente comprese anche dagli illetterati, faceva cantare canzonette devote, «predicava il crocefisso» e concludeva gridando «All’inferno i peccatori», rifiutando ogni retribuzione. Una volta, a Città di Castello, alcuni giovani lo gettarono nel Tevere perché non avevano gradito i suoi rimproveri. Una vivida testimonianza dei toni apocalittici usati da Matteo è contenuta in un rarissimo opuscoletto di Montegiano da Pesaro, dato alle stampe nel 1552 all’indomani della sua morte.
L’opera è una requisitoria dei vizi dominanti tra le diverse categorie di persone e professioni, minacciate di essere condannate all’inferno: le donne vanitose, gli ipocriti, gli ubriachi, i fannulloni, gli invidiosi, i potenti che spadroneggiano, gli avvocati, i notai e i procuratori, i medici e i mercanti, i ricchi contadini e i padroni sfruttatori, i coloni ingannatori, gli artigiani, i mugnai e i fornai, i sarti, gli osti e infine gli indifferenti e gli spensierati.
Un testimone, nel corso di un’inchiesta sui presunti miracoli di Matteo, ricordò che egli si recò in Germania al seguito delle truppe imperiali, senza però indicare una data precisa. Ciò dovrebbe essere avvenuto nel biennio 1546-47, quando Matteo prestò assistenza spirituale alle truppe pontificie inviate in Germania da Paolo III sotto il comando di Ottavio Farnese contro i protestanti della Lega di Smalcalda.
Colpito, verso la fine del luglio 1552, da una grave infermità mentre si trovava a Venezia, Matteo morì il 6 agosto 1552, mentre riposava in un angolo del campanile della chiesa di S. Moisè, che gli era stato offerto dal parroco per trascorrervi la notte. Fu tumulato in una sepoltura comune, ma il 3 ottobre il suo corpo fu riesumato e trasferito nella chiesa degli Osservanti di S. Francesco della Vigna dove cominciò a essere visitato da numerosi fedeli che lo veneravano come un Santo.
Il 9 ottobre 1552 i francescani del luogo cominciarono un’inchiesta sui presunti miracoli avvenuti intorno al sepolcro. Ma l’opposizione del nunzio pontificio Ludovico Beccadelli e degli ambienti inquisitoriali romani, segretamente tenuti al corrente dall’informatore laico Girolamo Muzio, pregiudicò il successo dell’operazione della canonizzazione, e la riforma cappuccina rimase senza un Santo fondatore.
(Autore: Andrea Sartini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Matteo da Bascio, pregate per noi.
*Sant'Ormisda - 52° Papa (6 Agosto)
(Papa dal 20/07/514 al 06/08/523)
Nato a Frosinone - m. 6 agosto 523
Fu Papa dal 514 al 523. Ormisda era un vedovo e un diacono romano al momento della sua elezione. Suo figlio divenne a propria volta Papa con il nome di Silverio.
Una delle prime preoccupazioni di Papa Ormisda fu di rimuovere le ultime vestigia dello scisma laurenziano a Roma, riaccogliendo nella Chiesa coloro che non si erano ancora riconciliati.
Gran parte del suo Pontificato fu dedicata a ricucire lo strappo che esisteva sin dal 484 tra Oriente ed Occidente a causa dello scisma Acaciano.
Questo era stato prodotto come risultato del tentativo di Acacio di Costantinopoli di placare i monofisiti. La Chiesa di Costantinopoli venne riunita con Roma nel 519, attraverso la confessione di fede che viene detta Formula di Ormisda. Nell'arte, Ormisda viene raffigurato come un giovane uomo con un cammello.
È il santo patrono dei palafrenieri e degli stallieri. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Roma presso San Pietro, deposizione di Sant’Ormisda, Papa, che, alfiere di pace, riuscì in Oriente a ricomporre lo scisma di Acacio e in Occidente a far rispettare dalle nuove popolazioni i diritti della Chiesa.
Il 20 luglio del 514, un giorno dopo la morte del suo predecessore Simmaco fu proclamato pontefice Ormisda, diacono nativo di Frosinone, sposato con prole, il figlio Silverio divenne a sua volta pontefice.
(Il nome Ormisda deriva dal persiano. Latinizzato in Hormisdas, significa "buono". É un nome usato anche al femminile).
L'elezione ebbe esiti unanimi e senza disordini.
Tutto il pontificato fu teso a ricomporre le divisioni teologali tra la Chiesa di Roma e quella Orientale di Costantinopoli e nella rifinitura delle opere architettoniche già iniziate durante il precedente pontificato quali: la basilica di S. Pancrazio sul Gianicolo e di San Martino ai Monti.
Dopo la morte dell'imperatore Anastasio I, con l'avvento del suo successore Giustino finalmente la chiesa romana riuscì a profilare un nuovo "modus vivendi " con la realtà orientale di Costantinopoli.
Le nuove basi per un comune intento nell'ambito dell' ortodossia teologica furono gettate durante il concilio di Costantinopoli che si rifece ai dogmi dettati dai precedenti concilii di Nicea e di Calcedonia, bandendo definitivamente tutte le eresie imperversanti quali quelle monifisiste, eutichiane, ariane e manicheiste, tant'è che lo stesso patriarca di Bisanzio sottoscrisse la cosidetta "formula Ormisda" che si chiudeva con le seguenti parole: "...sono concorde con il Papa e rimprovero tutti quelli che il Papa rimprovera."
Il 28 marzo del 519 il concilio di Costantinopoli si concluse con la piena affermazione delle volontà della Chiesa di Roma. Il Pontefice Ormisda si spense il 6 agosto del 523 e fu sepolto all'interno della basilica di San Pietro. Il suo nome non figura nel calendario universale ma viene ricordato nel giorno della sua morte.
(Autore: Franco Gonzato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Ormisda, pregate per noi.
*Beato Ottaviano di Savona - Vescovo (6 Agosto)
+ Savona, 1128
Studiò a Pavia e prese i voti dell'Ordine di San Benedetto nel Monastero di San Pietro in Ciel d'Oro. Fu eletto vescovo di Savona nel 1119 e subito si distinse per le opere di carità ai più poveri. Alla sua morte la spoglia rimase alcuni giorni esposta alla venerazione pubblica nell'antica Cattedrale di Nosta Signora di Castello, sulla collina del Priamar e poi tumulata.
Dopo pochi anni il corpo venne riesumato e posto in una teca di vetro. Distrutta l'antica cattedrale dai soldati della Repubblica di Genova per fare posto alla odierna fortezza, la teca fu traslata nel 1605 nell'attuale Cattedrale di Maria Assunta, dove ancora oggi si trova.
Le spoglie furono portate in processione per le vie della città nel 1657 in occasione dell'epidemia di peste e nel 1835 in ringraziamento della scampata epidemia di colera. Ottaviano fu beatificato nel 1783.
Martirologio Romano: A Savona, Beato Ottaviano, vescovo e fratello del Papa Callisto II, che tanto nel chiostro come sulla cattedra episcopale si impegnò a servire Dio e i fratelli.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ottaviano di Savona, pregate per noi.
*Beato Taddeo (Tadeusz) Dulny - Martire (6 Agosto)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Beati 108 Martiri Polacchi”
Chmielów (Polonia), 8 agosto1914 - Dachau (Germania), 6 agosto 1942
Martirologio Romano: Vicino a Monaco di Baviera in Germania, Beato Taddeo Dulny, martire, che, durante l’occupazione militare della Polonia, fu deportato per la fede in Cristo nel campo di detenzione di Dachau e, dopo crudeli supplizi, passò alla gloria del cielo.
Il seminario, poi il Lager, e lì dentro la fine.
Così si consuma l’esistenza di Taddeo Dulny. È nato in una famiglia numerosa(sei figli e due figlie) della Polonia sudorientale.
I suoi primi maestri nella fede sono stati i genitori, Jan e Antonina, che gli hanno poi detto di sì quando ha deciso di entrare nel seminario di Wloclawek, dopo aver compiuto a fatica gli studi ginnasiali a Ostrowiec. Anche in seminario fatica a tenere il passo, ma non si lamenta e non si rassegna. Per i compagni, è quello che non si arrende mai.
Il 1° settembre 1939 incominciala seconda guerra mondiale: la Polonia viene spartita tra la Germania nazista e la Russia comunista. A fine settembre, Taddeo si presenta tuttavia puntuale al seminario, per il nuovo anno scolastico.
Ma il 7 ottobre arriva la polizia nazista e porta via tutti, professori e chierici. Prima tappa, la prigione locale di Wloclawek, per tre mesi.
Poi c’è un trasferimento nella cittadina di Lad: li mettono nei locali di un collegio salesiano, con qualche libertà di movimento all’interno; allora si cerca di riprenderei corsi del seminario e Taddeo porta a termine il programma del quinto annodi studi.
Tutto precipita però nell’estate1940. Il 26 agosto, insegnanti e seminaristi vengono portati nel campo di concentramento di Sachsenhausen, vicino a Berlino. Infine, il 15 dicembre, Taddeo e altri vengono portati a Dachau, nell’Alta Baviera. Qui c’è il primo Lager nazista, creato già nel1933, e i primi deportati furono cittadini tedeschi antinazisti. Vennero poi in numero crescente gli ebrei, rastrellati prima in Germania e poi nei Paesi invasi dalle truppe tedesche.
Nel 1940 vi sono stati portati oltre ottocento sacerdoti e religiosi polacchi. Con loro c’è Taddeo, che sacerdote non è ancora, e così lo ricorda un compagno di deportazione: «Non era uno come tutti gli altri, e questa caratteristica maturò e si suggellò via via: un uomo incredibilmente generoso, che dimenticava sé stesso».
È questo il suo nuovo “corso di studi”, il suo programma fino alla morte. Per gli aguzzini, i deportati non sono più uomini con un nome, ma numeri, e lui è il numero 22662. Non è più un futuro prete perché qui nessuno ha un futuro. Esiste solo un presente atroce, e poi la morte.
Qui il chierico Taddeo si realizza: dimenticatala sua persona, fa di sé uno strumento di sollievo per altri. Scopo della sua vita e morte in Dachau è risparmiare ad altri fatica, bastonature, sevizi e:è procurare cibo a chi sta morendo di fame.
Colpisce tutti la sua capacità – quasi – di sopravvivere digiunando ,per dare la sua razione ad altri. Un testimone: «Elevarsi al di sopra del bisogno di cibo là dove la fame torceva le budella fu un’impresa straordinaria».
Un altro: «Taddeo, un ragazzo baciato dal sole. Nelle situazioni più cupe, lui riusciva a raccogliere un raggio della misericordia divina e additarlo agli altri». Un suo compagno di prigionia così ne annota la fine: «Morì di fame. Arso nel crematorio». A 28 anni.
Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato nel 1999 in Polonia, come martire, con altri 107 (nell'immagine a fianco), uccisi “in odio alla fede” nel 1930-1945.
Questo l'elenco completo dei 108 martiri:
- Adam Bargielski
- Aleksy Sobaszek - Alfons Maria Mazurek
-Alicja Maria Jadwiga Kotowska
- Alojzy Liguda
- Anastazy Jakub Pankiewicz
- Anicet Koplinski
-Antoni Beszta-Borowski
- Antoni Julian Nowowiejski
- Antoni Leszczewicz
-Antoni Rewera
- Antoni Swiadek
- Antoni Zawistowski, sacerdote (1882-1942 KL Dachau)
- Boleslaw Strzelecki, sacerdote (1896-1941, Germania Auschwitz)
-Bronislaw Komorowski, sacerdote (1889-22.3.1940 KL Stutthof)
- Bronislaw Kostkowski, studente (1915-1942 KL Dachau)
- Brunon Zembol, religioso (1905-1922 KL Dachau)
- Czeslaw Jozwiak, (1919-1942 prigione Dresden)
- Dominik Jedrzejewski, sacerdote (1886-1942 KL Dachau)
- Edward Detkens, sacerdote (1885-1942 KL Dachau)
- Edward Grzymala, sacerdote (1906-1942 KL Dachau)
- Edward Kazmierski, (1919-1942 prigione in Dresden)
- Edward Klinik, (1919-1942 prigione in Dresden)
- Emil Szramek, sacerdote (1887-1942 KL Dachau)
- Ewa Noiszewska, religiosa (1885-1942, Góra Pietrelewicka in Slonim)
- Fidelis Chojnacki, religioso (1906-1942 KL Dachau)
- Florian Stepniak, religioso, sacerdote (1912-1942 KL Dachau)
- Franciszek Dachtera, sacerdote (1910-23.8.1942 KL Dachau)
- Franciszek Drzewiecki, religioso, sacerdote (1908-1942 KL Dachau)
- Franciszek Kesy, (1920-1942 prigione in Dresden)
- Franciszek Rogaczewski, sacerdote (1892-11.1.1940)
- Franciszek Roslaniec, sacerdote (1889-1942 KL Dachau)
- Franciszek Stryjas, padre di famiglia, (1882-31.7.1944 prigione Kalisz)
- Grzegorz Boleslaw Frackowiak, religioso (1911-1943 ucciso in Dresden)
- Henryk Hlebowicz, sacerdote (1904-1941 Borysewo)
- Henryk Kaczorowski, sacerdote (1888-1942 KL Dachau)
- Henryk Krzysztofik, religioso, sacerdote (1908-1942 KL Dachau)
- Hilary Pawel Januszewski, religioso, sacerdote (1907-1945 KL Dachau)
- Jan Antonin Bajewski, religioso, sacerdote (1915-1941 KL Auschwitz)
- Jan Nepomucen Chrzan, sacerdote (1885-1942 KL Dachau)
- Jarogniew Wojciechowsk, (1922-1942 prigione in Dresden)
- Jerzy Kaszyra, religioso, sacerdote (1910-1943, in Rosica)
- Jozef Achilles Puchala, religioso, sacerdote (1911-1943)
- Jozef Cebula, religioso, sacerdote (1902-1941 KL Mauthausen)
- Jozef Czempiel, sacerdote (1883-1942 KL Mauthausen)
- Jozef Innocenty Guz, religioso, sacerdote (1890-1940 KL Sachsenhausen)
- Jozef Jankowski, religioso,sacerdote, (1910 -16.10.1941, Auschwitz)
- Jozef Kowalski
-Jozef Kurzawa, sacerdote (1910-1940)
- Jozef Kut, sacerdote (1905-1942 KL Dachau)
- Jozef Pawlowski, sacerdote (1890-9.1.1942 KL Dachau)
- Jozef Stanek, religioso, sacerdote (1916-23.9.1944, morto a seguito delle torture in Varsavia)
- Jozef Straszewski, sacerdote (1885-1942 KL Dachau)
- Jozef Zaplata, religioso (1904-1945 KL Dachau)
- Julia Rodzinska, religiosa (1899-20.2.1945 Stutthof)
- Karol Herman Stepien, religioso, sacerdote (1910-1943)
- Katarzyna Celestyna Faron, religiosa (1913-1944 KL Auschwitz)
- Kazimierz Gostynski, sacerdote (1884-1942 KL Dachau)
- Kazimierz Grelewski, sacerdote (1907-1942 KL Dachau)
- Kazimierz Sykulski, sacerdote (1882-1942 KL Auschwitz)
- Krystyn Gondek, religioso, sacerdote (1909-1942)
- Leon Nowakowski, sacerdote (1913-1939)
- Leon Wetmanski (1886-1941, Dzialdowo), vescovo
- Ludwik Gietyngier
- Ludwik Mzyk, religioso, sacerdote (1905-1940)
- Ludwik Pius Bartosik, religioso, sacerdote (1909-1941 KL Auschwitz)
- Maksymilian Binkiewicz, sacerdote (1913-24.7.1942, Dachau)
- Marcin Oprzadek, religioso (1884-1942 KL Dachau)
- Maria Antonina Kratochwil, religiosa (1881-1942)
- Maria Klemensa Staszewska, religiosa (1890-1943 KL Auschwitz)
- Marian Gorecki, sacerdote (1903-22.3.1940 KL Stutthof)
- Marian Konopinski, sacerdote (1907-1.1.1943 KL Dachau)
- Marian Skrzypczak, sacerdote (1909-1939 in Plonkowo)
- Marianna Biernacka, (1888-1943)
- Marta Wolowska, religiosa (1879-1942, Góra Pietrelewicka in Slonim)
- Michal Czartoryski, religioso, sacerdote (1897-1944)
- Michal Ozieblowski, sacerdote (1900-1942 KL Dachau)
- Michal Piaszczynski, sacerdote (1885-1940 KL Sachsenhausen)
-Michal Wozniak, sacerdote (1875-1942 KL Dachau)
- Mieczyslaw Bohatkiewicz, sacerdote (1904-4.3.1942 shot in Berezwecz)
- Mieczyslawa Kowalska, religiosa (1902-1941 KL Dzialdowo)
- Narcyz Putz, sacerdote (1877-1942 KL Dachau)
- Narcyz Turchan, religioso, sacerdote (1879-1942 KL Dachau)
-Natalia Tulasiewicz, (1906-31.3.1945 Ravensbrück)
- Piotr Bonifacy Z~~ukowski, religioso (1913-1942 KL Auschwitz)
- Piotr Edward Dankowski, sacerdote (1908-3.4.1942 KL Auschwitz)
- Roman Archutowski, sacerdote (1882-1943 KL Majdanek)
- Roman Sitko, sacerdote (1880-1942 KL Auschwitz)
- Stanislaw Kubista, religioso, sacerdote (1898-1940 KL Sachsenhausen)
- Stanislaw Kubski, religioso, sacerdote (1876-1942 KL Dachau)
- Stanislaw Mysakowski, sacerdote (1896-1942 KL Dachau)
- Stanislaw Pyrtek, sacerdote (1913-4.3.1942 Berezwecz)
- Stanislaw Starowieyski, padre di famiglia (1895-13.4.1940/1 KL Dachau)
- Stanislaw Tymoteusz Trojanowski, religioso (1908-1942 KL Auschwitz)
- Stefan Grelewski, sacerdote (1899-1941 KL Dachau)
- Symforian Ducki, religioso (1888-1942 KL Auschwiitz)
- Tadeusz Dulny, seminarita (1914-1942 KL Dachau)
- Wincenty Matuszewski, sacerdote (1869-1940)
- Wladyslaw Bladzinski, religioso, sacerdote (1908-1944)
- Wladyslaw Demski, sacerdote (1884-28.5.1940, Sachsenhausen)
- Wladyslaw Goral, (1898-1945 KL Sachsenhausen), vescovo
- Wladyslaw Mackowiak, sacerdote (1910-4.3.1942 Berezwecz)
- Wladyslaw Maczkowski, sacerdote (1911-20.8.1942 KL Dachau)
- Wladyslaw Miegon, sacerdote, (1892-1942 KL Dachau)
- Wlodzimierz Laskowski, sacerdote (1886-1940 KL Gusen)
-Wojciech Nierychlewski, religioso, sacerdote (1903-1942 KL Auschwitz)
- Zygmunt Pisarski, sacerdote (1902-1943)
- Zygmunt Sajna, sacerdote (1897-1940 Palmiry)
(Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Taddeo Dulny, pregate per noi.